Le gallerie d’arte siciliane: fragili ma vitali
- ilcasinodellemuse

- 12 set
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In Sicilia, ormai da tempo, le gallerie d’arte vivono una condizione paradossale: fragili sul piano economico, ma al tempo stesso indispensabili per la vita culturale dell’isola. I tagli alle risorse pubbliche, i costi di gestione e l’assenza di un vero sostegno istituzionale hanno reso molte realtà vulnerabili, portando in diversi casi alla chiusura definitiva di alcune gallerie. Eppure, accanto alle difficoltà non mancano i segnali vitali che raccontano una scena artistica ancora capace di rigenerarsi.
L’arte contemporanea in Sicilia tra spazi indipendenti e gallerie istituzionali
Un quadro eloquente sulla condizione delle gallerie d’arte in Sicilia arriva da un interessante articolo di Marcello Carriero su “Artribune” – nota piattaforma italiana di contenuti e servizi dedicati all’arte e alla cultura contemporanea – che ha raccolto le riflessioni di Carlo Corona, giovane studioso esperto di spazi indipendenti dedicati all’arte contemporanea.
“A Palermo – sottolinea Corona – la ricerca artistica si è sempre sviluppata fuori dagli spazi istituzionali, troppo spesso dedicati ad artisti già affermati“. Gli spazi indipendenti, invece, «pilotano il futuro con agilità, vitalizzando ciò che, per assenza di project room pubbliche, appare da tempo immobile».
E in effetti gli esempi non mancano: da “Viaraffineria” e “On the contemporary” a Catania fino a “Dimora Oz”, “Église Art”, “L’Ascensore”, “La Siringe” e “Parentesitonde” a Palermo, passando per “Incurva” a Favignana. Realtà giovani e agili capaci di mettere al centro la ricerca e di creare legami con le comunità. Non solo mostre, ma residenze, incontri, occasioni di confronto; una vitalità che supplisce le carenze del sistema ufficiale.
A Milano, o Torino, per esempio, questi spazi indipendenti sono riusciti a trovare un dialogo, seppur parziale, con le istituzioni. Nella nostra regione, in Sicilia, la frattura resta invece più netta: musei pubblici e gallerie istituzionali da un lato, appesantiti spesso da fondi esigui e programmazioni conservative, spazi indipendenti dall’altro liberi ma vulnerabili, costretti a resistere senza riconoscimento e sostegno.
Nonostante questo sconfortante scenario, la nascita del Museo d’Arte Contemporanea di Scicli (MACC) e il festival Ortigia Contemporanea a Siracusa testimoniano, in Sicilia, una volontà di scommettere sul contemporaneo, facendo ancora ben sperare. A Palermo, istituzioni come il Museo Riso e la Fondazione Sicilia restano punti di riferimento, provando a tenere insieme memoria e innovazione, nonostante le difficoltà
La riflessione di Giuseppe Carli , gallerista e critico d’arte
Per approfondire il tema, noi de l’altroparlante abbiamo intervistato, a Palermo, Giuseppe Carli, critico d’arte e gallerista. Carli è riuscito a cogliere e a rendere più chiaro il senso e la complessità della questione : “Le gallerie – afferma – non sono semplici stanze in cui appendere quadri, ma catalizzatori culturali che offrono un servizio pubblico di inestimabile valore”. Un valore oggi minacciato dalle logiche di mercato: “La crescente domanda di opere a basso costo – avverte – rischia di trasformare l’arte in pura decorazione, privandola della sua funzione sociale”.
Per Carli il ruolo degli artisti resta cruciale: “Non producono oggetti ornamentali, ma strumenti di riflessione critica sui temi più urgenti: dalla violenza di genere ai diritti delle minoranze”. Ecco perché, in un’epoca segnata dalla smaterializzazione digitale, l’esistenza fisica delle gallerie assume un significato particolare: “Sono luoghi insostituibili – aggiunge – perché offrono un contatto diretto con le opere, un’esperienza che nessun filtro virtuale può restituire”. Le sue parole non sono semplici riflessioni ma un appello civile: “Perseverare nella promozione dell’arte non è un lusso, ma un gesto di responsabilità verso la comunità”.
In questa visione si condensa l’intera condizione delle gallerie in Sicilia: fragili e vulnerabili, ma al tempo stesso vive, capaci ancora di resistere e di proporre. Senza di esse , la comunità perderebbe non solo luoghi di esposizione , ma veri spazi di pensiero, confronto e cittadinanza culturale.
scritto da Dorotea Rizzo



